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LE VILLE VENETE

Le Ville Venete

UNA IDENTITÀ REGIONALE, DI CULTURA E ARTE

La Villa Veneta è un tipo di edificio progettato per conto del patriziato della Repubblica di Venezia e sviluppatasi nelle aree agricole dei Domini di Terraferma tra la fine del XV secolo e il XIX secolo.

Rappresenta il paradigma di una civiltà universale che si discosta dagli altri modelli di villa italiani, non solo in quanto elemento artistico o architettonico, ma anche in quanto supera la funzione più o meno complessa per cui è stata costruita, esprimendo una identità regionale, di cultura, arte, storia, paesaggio e ambiente, assolutamente singolare e irripetibile.

L’archetipo maggiormente diffuso è quello della villa-fattoria, costituita da un edificio principale (casa dominicale o palazzo), una struttura di particolare pregio architettonico e arricchito da preziose finiture e decorazioni. Questa è la dimora del nobile proprietario, nella quale si deve marcare la distanza dalle forme semplice della casa del contadino.

A seconda delle varie province del dominio della Repubblica, la composizione architettonica della villa assume caratteri tipologici diversi pur mantenendo invariati gli elementi che la compongono. Oltre alla casa dominicale, vi possono essere una o due barchesse: lunghi granai con un lato porticato aperto verso la corte interna e stalle per animali nel lato chiuso, al piano terra. Gli annessi rustici erano destinati all’abitazione dei contadini al servizio della famiglia proprietaria mentre i magazzini servivano al ricovero degli attrezzi che venivano utilizzati per le molteplici attività della fattoria. .

Potevano esserci una o due torri colombare, talvolta derivate dalla trasformazione di antiche torri fortificate: a pianta quadra, servivano per l’allevamento dei piccioni e ospitavano ulteriori ambienti al servizio della campagna. Il brolo, infine, veniva generalmente ricavato sul retro della facciata principale della villa: uno spazio intermedio tra la villa e i campi coltivati ed era adibito alla coltivazione di alberi da frutto e ortaggi.

Il complesso di questi edifici veniva solitamente delimitato da un muro di cinta, interrotto da due ingressi: quello principale si apriva sulla strada che arrivava all’arteria di collegamento tra la città e la campagna e che, in buona parte dei casi, era il fiume; l’ingresso secondario costituiva il collegamento tra la villa e il fondo agricolo. La Villa Veneta associa alla funzione pratica di gestione della terra quella di svago e villeggiatura, intesa, dalla nobiltà veneziana e da quella locale, come creazione di spazi per il divertimento e il riposo.

Di fondamentale importanza è il contributo dato alla villa veneta dall’architetto Andrea Palladio (1508-1580), che influenzò notevolmente, nei secoli successivi, il tipo architettonico. Egli prese a modello gli antichi edifici romani, in particolare quelli sacri e ne adattò le imponenti forme architettoniche alla tipologia funzionale della villa veneta tradizionale in quella che, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, viene definita Architettura Templare.

Nel Seicento le ville venete si trasformano per il desiderio di possedere edifici grandiosi e scenografici prendendo come modello la reggia di Versailles in Francia. Il giardino prende il posto delle adiacenze agricole e si assiste a un cambiamento nella disposizione del complesso villa nella quale il carattere rurale assume un valore secondario per lasciare spazio al fasto e al lusso. Il nuovo elemento introdotto nella villa del Seicento è l’oratorio, accessibile a tutti i fedeli che lavorano nella proprietà.

Tratto da sito "irvv.net"

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